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#1 Appuntamento con l'autore: Jane Austen

  • Bidu
  • 3 feb 2017
  • Tempo di lettura: 4 min

Eccoci qui per il primo articolo della rubrica Appuntamento con l'autore! L'argomento penso sia abbastanza facile da intuire e ancora più facile è stato scegliere il primo scrittore del mese dedicato all'amore.

Jane Austen è probabilmente la dea delle storie d'amore: quando lessi per la prima volta Orgoglio e Pregiudizio, avevo qualcosa come tredici o quattordici anni e, mentre tutte le ragazzine sognavano di incontrare il Principe Azzurro o quello che oggi definiremmo "youtuber coi risvoltini", io sognavo di incontrare il mio Mr. Darcy e, quando scoprii di non essere l'unica, provai un misto di gioia nel non essere sola al mondo e odio per qualsiasi altra spasimante ( innamorarsi dei personaggi dei libri è una cosa seria! ).

La Austen, che dimostrò di essere destinata a grandi cose già da piccola, quando scriveva delle brevi storie per far divertire la sua numerosa famiglia, è da ammirare soprattutto per il suo coraggio. Già non era facile per una donna intraprendere qualsiasi lavoro tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento, figuriamoci per una donna che aveva la presunzione di scrivere libri! Infatti, è una verità universalmente riconosciuta che fu costretta a pubblicare in forma anonima molti dei suoi libri, ma questo non è l'unico motivo per il quale la si considera coraggiosa, bensì anche per la sua sottile ironia - molte volte non del tutto compresa - verso il mondo che la circondava e, con "mondo", si intende anche quello letterario. Jane era, infatti, molto distante dalla moda del suo tempo e ha letteralmente preso in giro gli stili che caratterizzavano i libri di quegli anni, distaccandosene completamente e, da una parte, rimanendo legata all'epoca precedente - la cosiddetta Augustan Age, più pacata e razionale e meno sentimentalmente violenta del Romanticismo che prendeva piede in quel secolo - e, dall'altra parte, creando quasi un nuovo genere a sé, in cui, nonostante sembri che gli uomini abbiano ancora tutto il potere che oggettivamente possedevano nella realtà, per la prima volta, sono le donne a tenere in mano la situazione: una dimostrazione particolarmente interessante, la si ha in Orgoglio e Pregiudizio, in cui, sempre in maniera molto sottile, al limite del subdolismo, ogni verbo d'azione che ha per soggetto un personaggio maschile - o proprio tutto il genere degli uomini, come avviene nella prima frase del romanzo - è posto nella forma passiva.

Oltre che nelle vere e proprie parodie - soprattutto dei romanzi in forma epistolare, in voga in quei decenni -, la Austen ironizzava o sminuiva, in ognuno dei suoi romanzi, qualsiasi abitudine, usanza, pensiero o aspetto della società in cui tendeva a sentirsi stretta. Ad esempio, nonostante la presenza costante del lieto fine, dopo secoli, non si riesce ancora a capire la vera opinione dell'autrice riguardo il matrimonio; innanzitutto, il fatto che lei stessa non si sia mai sposata ( probabilmente per non abbandonare la sua passione ) fa sorgere qualche dubbio: nelle sue storie, le eroine sposano il ricco gentiluomo perché è ciò che lei avrebbe sempre voluto o si tratta solo dell'ennesimo tentativo di prendersi gioco di uno dei tanti luoghi comuni? E perché l'unico accenno alla storia del tempo, caratterizzata dalle guerre napoleoniche che ispiravano tante delle opere pubblicate in quegli anni, è la presenza dei soldati come semplici uomini da sposare per reddito e celebrità? Perché, probabilmente, era questa la vera opinione che ne aveva la società o, almeno, il genere femminile: Jane Austen ha la capacità di portare all'estremo questo vedere gli uomini di guerra non come eroi, ma come spasimanti dal buon partito e non fartene nemmeno accorgere ed è così per qualsiasi altro tema che tocca e che, anche se sembra capitare per caso nel corso delle storie, in realtà è sempre ben studiato e analizzato, per poi poterlo in un certo senso deridere.

Per quanto riguarda la sua bibliografia, la scrittrice è famosa per il suo essere stata prolifica nonostante la sua breve vita: con i numerosi scritti giovanili, pubblica ben tre volumi dal nome Juvenilia, mentre i romanzi - pubblicati spesso non nell'ordine della loro stesura e, a volte, dopo la sua prematura morte - sono ben sei ( Ragione e Sentimento, Mansfield Park, Emma, Orgoglio e Pregiudizio, Persuasione e L'abbazia di Northanger ); tuttavia, scrive anche opere di altro genere, tra cui racconti ( di cui solo Lady Susan non rimane incompiuto ), lettere, preghiere, poesie e bozze di romanzi. In ognuno di questi scritti, non dimentica di far uso della sua arguzia per descrivere quella parte della società che vive in campagna e per rendere le sue protagoniste delle vere e proprie eroine, di cui, però, non ha alcun briciolo di pietà, essendo sempre pronta a criticarle.

Molto facile è farsi strada nelle storie della Austen, il cui linguaggio è sorprendentemente senza tempo, in cui la quotidianità è quasi protagonista e in cui viene spontaneo entrare nella mente dei personaggi attraverso non descrizioni o lunghi passi narrativi, bensì attraverso l'uso di dialoghi presentati con il discorso diretto, lo stile epistolare o, il più delle volte, il discorso indiretto libero, sicuramente il preferito dell'autrice, poiché quello che più degli altri elimina quasi del tutto la presenza del narratore e dà l'impressione al lettore di ascoltare di persona il discorso dei personaggi o di leggerne i pensieri. Tuttavia, se il narratore tende a scomparire nei dialoghi, resta comunque molto presente nel resto delle pagine, attraverso l'intromissione delle sue opinioni, delle sue critiche e dei suoi pensieri, per mezzo dei quali - anche se non sempre - non è difficile intuirne quelli dell'autrice, che adoro non solo per il suo talento, ma perché, come me, sicuramente possedeva un bel caratterino e nessuna forma di pietà, senza alcuna distinzione di genere né classe sociale.

 
 
 

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