#2 Ricordi giust'in tempo: "La Fabbrica di Cioccolato"
- Bidu
- 9 feb 2017
- Tempo di lettura: 3 min

Ricordo ancora il giorno in cui entrai alla Feltrinelli alla ricerca dell'ennesimo libro da far comprare a mia madre e i miei occhi caddero su un libro tutto colorato e con la faccia di un irriconoscibile Johnny Depp e di Anna Sophia Robb ( che era stata capace di procurarmi uno di quei traumi che ti porti dietro per tutta la vita col film Un ponte per Terabithia ). Il detto dice che una copertina non basta per poter giudicare un libro, ma di sicuro fa la sua parte in quanto ad attrarre nuovi occhi desiderosi di leggere.
Ricordo che lessi tutto d'un fiato e che, quando finii, mi sentivo a dir poco giù di morale e ne avevo sicuramente il motivo: innanzitutto, io non avevo vinto quel biglietto d'oro e, seconda cosa, mi ero affezionata così tanto a quel mondo fatto di chewingum che sostituiscono un pasto e scoiattoli che sgusciano noci alla velocità della luce che, quando terminai l'ultimo capitolo, volevo tornare indietro...e lo feci: rilessi il libro una seconda volta e l'avrei fatto una anche terza, se non avessi scoperto che c'era un seguito ( cosa in cui avevo sperato tanto, visto il finale in sospeso, e che mi fece illudere che l'avessero fatto solo per realizzare il mio desiderio ). Allora cominciò la ricerca del secondo libro e, dopo che finii anche quello, ancora una volta dissi addio alla mia felicità, perduta in un mondo che - mi costava ammetterlo - in realtà non esisteva.
Ricordo che Charlie, per me, era un bambino da invidiare: aveva dei nonni fantastici, tra i quali uno che era praticamente il suo migliore amico - e i disegni che lo raffiguravano e alcune delle sue frasi mi ricordavano il mio -, una nonna smemorata ( che non fa mai male ), un nonno scorbutico, ma molto affettuoso col nipote e, l'altra nonna, in realtà non me la ricordo, ma sicuramente mi piacque per qualcosa come la dolcezza o roba così. Charlie, nella sua sfortuna, era, ai miei occhi e probabilmente anche ai suoi, il ragazzino più fortunato al mondo già dai primi capitoli, perché ( siamo sinceri ), se Charlie era il protagonista, ci doveva essere pure un motivo e la mia mente da bimba investigatrice aveva già smascherato l'autore e scoperto che Charlie avrebbe vinto il biglietto d'oro. Quando, al primo tentativo, Charlie non lo trovò, il mio orgoglio da detective si incrinò leggermente, ma io continuavo a sostenere la mia tesi e ne ebbi la prova qualche capitolo dopo, quando - sorpresa! - Charlie riuscì a comprare un'altra barretta e a vincere l'ultimo dei cinque biglietti creati da Willy Wonka ed io a fare un altro dei miei pronostici, predicendo la sua vittoria assoluta del misterioso premio.
Inutile dirvi che il mio fiuto da mancato agente dell'N.C.I.S. non potette sbagliarsi e che probabilmente il mio interesse per questo genere di cose che hanno a che fare con la criminologia ebbe inizio proprio da lì ( Signore, lei è in arresto per aver cercato di farmi credere che Charlie non avrebbe vinto la gestione della Fabbrica di Cioccolato. Ha il diritto di rimanere in silenzio. ), ma la cosa che più rimarrà nella mia memoria è il messaggio dell'importanza della famiglia, del non essere troppo legati al denaro o ai videogiochi o a qualsiasi cosa possa diventare un vizio alquanto antipatico e, più di tutto il resto, più del sadismo del signor Wonka, della crudeltà dei suoi scoiattoli, dell'ingordigia del paffutello e delle canzoni ( di cui inventavo le melodie ) degli Umpa Lumpa, ricorderò per sempre l'odore di cioccolato che mi sembrava di sentire mentre leggevo quel libro.
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